
I dati ESG restano al centro, anche senza obbligo
Il recente Pacchetto Omnibus approvato dalla Commissione Europea ha sollevato un acceso dibattito sul tema della rendicontazione ESG. Le modifiche proposte mirano ad alleggerire alcuni obblighi normativi per le imprese, in particolare per le PMI, posticipando o semplificando l'applicazione della direttiva CSRD. Ma c'è un punto che resta immutato: il mercato non aspetta.
ESG: da obbligo a condizione per il credito
Sempre più istituti bancari e finanziatori utilizzano indicatori ESG (Environmental, Social, Governance) per valutare il merito creditizio di un’impresa. Questo significa che la sostenibilità non è più solo un adempimento normativo, ma un fattore determinante per ottenere finanziamenti, tassi agevolati e migliori condizioni contrattuali.
La domanda non è più “devo fare il bilancio di sostenibilità?” ma “quanto inciderà non averlo nel rapporto con la banca?”
Le banche si fidano di chi misura l’impatto
Le banche vogliono certezze. Un’azienda che monitora e comunica i propri dati ESG dimostra solidità, consapevolezza e visione di lungo periodo: qualità che il settore finanziario premia.
Ecco perché redigere un bilancio di sostenibilità significa anche:
accedere a linee di credito green,
migliorare il proprio rating ESG,
distinguersi nei bandi e nei finanziamenti agevolati,
consolidare la fiducia degli stakeholder.
Omnibus o no, il vantaggio è competitivo
Il fatto che l’obbligo normativo sia stato rivisto non cambia la sostanza: le imprese sostenibili ottengono di più. In un contesto economico sempre più selettivo, la sostenibilità conviene.
Il consiglio è semplice: non fate sostenibilità solo perché è obbligatorio, fatela perché conviene.
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